Si parla spesso di iOS ed Android, tra amici è quasi un derby tra fan della mela morsicata e sostenitori del robottino verde.
A volte si genera anche una certa assuefazione ad un sistema operativo mobile tanto da non voler neanche prendere in considerazione l'idea di cambiare sponda.
Io l'ho fatto circa due mesi fa ed ora voglio raccontarvi come ho vissuto il passaggio da un iPhone ad uno smartphone Android.
Partiamo dal principio.
Luglio 2011: acquisto soddisfatta il mio primo smartphone, un iPhone 4 (salvo, dopo pochi mesi, apprendere che era in uscita la versione 4S).
Marzo 2013: decido di vendere il mio iPhone 4 per passare ad un Samsung Galaxy S II Plus.
Definirmi insoddisfatta da Apple è riduttivo e le ragioni saranno meglio esposte nei paragrafi che seguono.
Iniziamo dall’acquisto delle applicazioni: quasi tutte a pagamento. Facendo conto che le app stanno al telefono come il cacio sui maccheroni, definirei il punto di vitale importanza.
Passiamo, dunque, ad un’altra pecca: la limitata connettività con altri dispositivi omologhi, con implicito nonché difficoltoso riconoscimento di dispositivi Apple connessi mediante Bluetooth. Comunicare ed interfacciarsi con altri apparecchi della stessa famiglia è un’impresa degna solo di Indiana Jones.
Ma andiamo avanti. Apple è un brand dalla tecnologia troppo elitaria e farraginosa: il trasferimento dei files di qualsivoglia natura avviene perlopiù mediante iTunes, espediente molto meno immediato rispetto a qualsiasi altro dispositivo connesso mediante USB. Si pensi, a titolo esemplificativo, ai file musicali: oltre a non essere “trascinabili”, non sono nemmeno esportabili se non mediante rimaneggiamento dell’estensione: l’iPhone non legge infatti direttamente gli Mp3 (viene modificata l'estensione del file, ndr), non consentendo pertanto l’interscambio di files se non mediante conversione degli stessi .
La mia personale lista dei difetti non volge al termine. Apple mi è parsa alquanto elitaria per costi di gestione e di assistenza: se il dispositivo è in garanzia, nessun problema; qualche inconveniente potrebbe verificarsi allo scadere della garanzia: tanto il tasto centrale, tanto quello posto sull’iPhone in alto a destra (il tasto di blocco), costituiscono l’unica interfaccia verso il mondo non touch screen, ma presentano limiti evidenti legati alla facile usura della componentistica interna ad essi legata. Potrà, dunque, accadere che per la sostituzione vi possano “estorcere” anche 200 euro!
Passando, infine, agli aspetti di “costume”, quelli più glam, si riscontra altresì un limitato margine di personalizzazione tanto degli avvisi sonori (se non passando mediante iTunes per impostare una nuova suoneria ad esempio), quanto dei temi. Diversa la situazione nel mondo Android dove mediante applicazioni come “Go Locker” e “Go Launcher” possiamo personalizzare l'interfaccia del nostro smartphone. Estremamente semplice è poi la possibilità di personalizzare suonerie, avvisi e quant'altro, sino alla dimensione ed al tipo di carattere.
Vogliamo poi parlare dell’assenza di widget?
Volendo, al contrario, spezzare una e una sola lancia a favore dalla “melazienda”, sottolineerei un punto emblematico, ma solingo a suo vantaggio: l’interfaccia “friendly” e intuitiva, a discapito della “prolissità” del sistema Android.
Un esempio? Per azzerare la memoria ram, occorre accedere mediante pressione prolungata del tasto centrale ad un menù che spiega nei dettagli, fino a spaccare il capello, perché sia opportuno azzerare le applicazioni. Nel mondo Apple, col medesimo accesso (pressione tasto centrale), scorreranno in basso tutte le app in uso e in alto a sinistra dell’icona comparirà un piccolo “divieto d’accesso” che intuitivamente inviterà a chiudere quanto in uso.
Potrà essere questo un salvagente sufficientemente esteso nel mare sconfinato di contro?